RIFIUTI SANITARI: LA NUOVA SFIDA È IL RECUPERO
La pandemia da Covid-19 ha avuto un impatto significativo sulla produzione dei rifiuti sanitari in tutto il mondo. Proprio perché questi rifiuti possono essere potenzialmente pericolosi per la salute umana e per l'ambiente, è necessario seguire precise misure affinché vengano gestiti correttamente.
Ma la nuova sfida è pensare a come estendere il loro ciclo di vita, trasformandoli da rifiuto a nuova risorsa in ottica di recupero e reinserimento nell’economia circolare.
Leggi e scopri di più!
Classificazione dei rifiuti sanitari
I rifiuti sanitari, o biomedici, sono rifiuti generati da strutture sanitarie come ospedali, cliniche, laboratori di analisi, farmacie e altre realtà che fanno parte del settore healthcare. Il D.P.R. 254/2003 e il D.lgs. 152/2006 disciplinano la gestione dei rifiuti sanitari e dei rifiuti speciali assimilabili ai rifiuti pericolosi a rischio infettivo. Tali rifiuti si dividono secondo alcune categorie precise:
- Rifiuti sanitari pericolosi: sostanze chimiche di scarto, liquidi di sviluppo e di fissaggio derivanti dall’uso di apparecchiature radiologiche, lampade fluorescenti e batterie al piombo e al nichel-cadmio, per i quali è consentito il recupero ad opera di ditte autorizzate;
- Rifiuti sanitari pericolosi a rischio infettivo: materiali venuti a contatto con liquidi e materiali biologici, come sangue, urina o feci, e tutti i dispositivi di protezione individuale monouso (DPI), provenienti da reparti in isolamento perché a rischio di trasmissione;
- Rifiuti sanitari non pericolosi: rifiuti taglienti non utilizzati e non ingombranti, contenitori vuoti di farmaci, soluzioni per infusione, farmaci scaduti (tranne i citotossici e i citostatici);
- Rifiuti sanitari assimilabili agli urbani: a condizione che essi non provengano da reparti a rischio infettivo, sono assimilabili ai rifiuti urbani i rifiuti per i quali siano possibili riciclaggio o raccolta differenziata, come residui di pasti e quelli derivati dalla preparazione di essi, spazzatura, carta e cartone, indumenti monouso, gessi ortopedici, bende, pannolini e pannoloni.
Rifiuti sanitari assimilati agli urbani
Quest’ultimo punto fa riferimento ad un’istanza di Interpello al Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica (MASE) circa la gestione dei “Rifiuti prodotti dal settore sanitario e veterinario o da attività di ricerca collegate” del D.lgs. 152/2006, avanzata dal Comune di Sant’Elia Fiumerapido (FR) nel luglio del 2022. In particolare, è stato chiesto se i rifiuti speciali, codice EER 18.01.04 “Rifiuti che non devono essere raccolti e smaltiti applicando precauzioni particolari per evitare infezioni”, come bende, ingessature, lenzuola, indumenti monouso, assorbenti igienici, pannoloni e pannolini, possano o meno essere “assimilati ai rifiuti urbani e quindi assoggettati al regime giuridico ed alle modalità di gestione dei rifiuti urbani”. Il MASE ha risposto ricordando che i citati rifiuti, indifferenziati e da raccolta differenziata, provenienti da altre fonti e da strutture sanitarie e che sono simili per natura e composizione ai rifiuti domestici, non sono ricompresi nell’elenco dei rifiuti nell’Allegato L-quater, inserito dal D.lgs. 116/2020. Tuttavia, gli stessi rifiuti sopracitati sono qualificati come “assimilati agli urbani” ai sensi del DPR 254/2003 e perciò possono essere conferiti al servizio pubblico di raccolta come rifiuto indifferenziato, codice EER 20.03.01, ad accezione di quei rifiuti per i quali gli Enti locali abbiano già attivato una raccolta dedicata.
Gestione del deposito temporaneo dei rifiuti sanitari
Abbiamo già parlato in merito alla gestione dei depositi temporanei. Tuttavia, sono previste delle misure ancora più restrittive in merito alla gestione, agli imballaggi usati, all’etichettatura e alla movimentazione dei rifiuti a rischio infettivo. Ad esempio:
- Per il deposito temporaneo, la durata massima è di 5 giorni, estesa a 30 giorni nel caso di quantitativi di rifiuti inferiori a 200 litri;
- il registro di carico e scarico deve essere compilato entro 5 giorni dalla produzione o dallo scarico del rifiuto a rischio infettivo (EER 18.01.03 e 18.01.02), diversamente rispetto ai 10 giorni concessi per le altre tipologie di rifiuti.
Se vuoi saperne di più, leggi anche ⇒ Compila un registro di carico e scarico perfetto
Principali rischi ambientali e per la salute
Se gestiti in modo inadeguato, i rifiuti sanitari possono essere una pericolosa fonte di rischio ed avere un impatto negativo sia sull’ambiente che sulla salute umana. Possono comportare infatti:
- Infezioni e contaminazioni: i rifiuti sanitari, come le siringhe usate, possono contenere agenti patogeni come batteri, virus e parassiti che possono causare malattie infettive se entrano in contatto con persone o animali e aumentare il rischio di infezioni come HIV, epatite B ed epatite C;
- Contaminazione chimica: i rifiuti sanitari possono includere sostanze chimiche pericolose come farmaci scaduti o non utilizzati, prodotti chimici di laboratorio e liquidi di disinfezione che, se smaltiti in modo inadeguato, possono danneggiare sia l'ambiente che la salute delle persone che ne vengono esposte;
- Infortuni da oggetti affilati: le ferite da taglio tramite oggetti affilati come aghi, lame di bisturi e frammenti di vetro presenti nei rifiuti sanitari possono portare a infezioni e potenzialmente alla trasmissione di malattie;
- Emissioni di gas nocivi: i materiali chimici e alcuni prodotti farmaceutici possono produrre gas nocivi o tossici se bruciati o smaltiti in modo inadeguato. Queste emissioni possono contribuire all'inquinamento atmosferico e alla compromissione della qualità dell'aria, con conseguenze negative per la salute umana e l'ecosistema;
- Impatto ecologico: lo smaltimento inappropriato dei rifiuti sanitari può avere un impatto negativo sull'ambiente circostante: smaltire in discariche non controllate o in prossimità di fonti d'acqua può contaminare i suoli e le acque superficiali e sotterranee, compromettendo la biodiversità.
La corretta formazione del personale sanitario
Secondo l’ultimo rapporto dell’OMS “Global report on infection prevention and control”, ogni 100 pazienti ricoverati nelle strutture ospedaliere, 7 nei Paesi ad alto reddito e poco più del doppio in quelli a basso e medio reddito, contraggono un’infezione; il 70% di questi casi potrebbe essere evitato grazie ad una maggiore prevenzione e adeguata formazione del personale sanitario al fine di potenziare i protocolli di sicurezza e migliorare l’igiene negli ambienti ospedalieri e nelle strutture sanitarie. Come riporta il DPR 254/2003:
“le autorità competenti e le strutture sanitarie adottano iniziative dirette a favorire in via prioritaria la prevenzione e la riduzione della produzione dei rifiuti. I rifiuti sanitari devono essere gestiti in modo da diminuirne la pericolosità, da favorirne il reimpiego, il riciclaggio e il recupero e da ottimizzarne la raccolta, il trasporto e lo smaltimento”.
A tale fine devono essere incentivati:
- l’organizzazione di corsi di formazione del personale delle strutture sanitarie sulla corretta gestione dei rifiuti sanitari, soprattutto per minimizzare il contatto dei materiali non infetti con potenziali fonti infettive e per ridurre la produzione di rifiuti a rischio infettivo;
- la raccolta differenziata dei rifiuti sanitari assimilati agli urbani prodotti dalle strutture sanitarie;
- l’ottimizzazione dell’approvvigionamento e dell’utilizzo di reagenti e farmaci per ridurre la produzione di rifiuti sanitari pericolosi non a rischio infettivo e di rifiuti sanitari non pericolosi;
- l'ottimizzazione dell'approvvigionamento delle derrate alimentari al fine di ridurre la produzione di rifiuti alimentari;
- l'utilizzo preferenziale, ove possibile, di prodotti e reagenti a minore contenuto di sostanze pericolose;
- l'utilizzo preferenziale, ove possibile, di plastiche non clorurate;
- l’utilizzo di tecnologie di trattamento di rifiuti sanitari tendenti a favorire il recupero di materia e di energia.
Se ne deduce che una corretta gestione dei rifiuti sanitari deve comprendere anche la formazione e l’educazione continua di tutto il personale sanitario, sia nelle fasi operative che gestionali. Soltanto così sarà sensibilizzato all’importanza della gestione dei rifiuti, soprattutto quelli pericolosi a rischio infettivo e potrà ricevere una formazione completa su:
- Procedure di raccolta, stoccaggio e trasporto dei rifiuti;
- Come riconoscere e classificare tutti i tipi di rifiuti, pericolosi e non;
- Corretto uso e smaltimento dei DPI;
- Etichettature e imballaggi;
- Protocolli per gestire le emergenze.
Sostiene Gian Piero Trasolini, ingegnere ambientale:
“La formazione e l’informazione di tutti gli operatori coinvolti lungo la catena di smaltimento dei rifiuti è fondamentale, oltre che per i gravissimi danni causabili alla salute del singolo, per garantire il rispetto della normativa, la cui violazione esporrebbe i datori di lavoro a sanzioni di natura penale e l’azienda a sanzioni pecuniarie, interdittive, confisca e pubblicazione della sentenza”.
Nuove opportunità di riciclo di rifiuti
Secondo i dati ISPRA relativi all’anno 2020, i rifiuti sanitari gestiti in Italia erano oltre 240.000 tonnellate, di cui poco più di 22.000 tonnellate di rifiuti sanitari non pericolosi e oltre 218.000 tonnellate di rifiuti sanitari pericolosi, con un incremento del 23% di materiale a rischio infettivo rispetto all’anno precedente, in corrispondenza dell’emergenza sanitaria. Tuttavia, come abbiamo avuto modo di leggere, una grandissima fetta di rifiuti sanitari non pericolosi possono essere assimilati ai rifiuti urbani e quindi riciclati attraverso la raccolta differenziata, a patto che già all’origine vengano separati correttamente da quelli pericolosi. Pensare a strategie per reimpiegare anche i DPI riciclati non è più un’opzione, ma una priorità assoluta. E sono molte le realtà che si sono poste questo ambizioso obiettivo: la sterilizzazione, al fine del loro riutilizzo, e il riciclo nell’edilizia e in altri settori, possono diventare valide alternative allo smaltimento e all’incenerimento. I ricercatori della RMIT University dell’Australia hanno sviluppato un metodo per riutilizzare i DPI usa e getta (guanti, camici e mascherine) per produrre un calcestruzzo più resistente del 22% rispetto al tradizionale.
Una ricerca congiunta dell’Università della Tuscia e dell’Università di Bergamo ha dato vita al progetto SUPRA (Single Use PPE Reinforced Asphalt) che studia come riutilizzare il materiale polimerico derivante dai DPI a fine vita, opportunamente trattati e processati, all’interno di conglomerati bituminosi per pavimentazioni stradali.
A maggio 2023 nella zona industriale di Modugno, a nord di Bari, è stato inaugurato un impianto che permette di triturare e sterilizzare rifiuti sanitari a rischio infettivo fino a 3.000 tonnellate all’anno. L’impianto è ad impatto zero sull’ambiente: non produce liquidi e non emette polveri inquinanti.
E se volessimo riutilizzarli? Un gruppo di ricercatori de Il Sentiero International Campus ha realizzato un impianto che sterilizza i DPI utilizzando il perossido di idrogeno, agente sterilizzante green efficace contro batteri e spore fungine, mantenendo però intatte le proprietà funzionali dei DPI.
Il riciclo: i benefici per l’azienda
Il riciclo dei rifiuti sanitari che non necessitano di particolari precauzioni può offrire numerosi benefici per le aziende:
- Riduzione dei costi e recupero risorse: il riciclo dei rifiuti sanitari può contribuire ad abbattere i costi di smaltimento: alcuni materiali possono essere riciclati e riutilizzati, riducendo così il quantitativo di rifiuti avviati a smaltimento in discarica e portando ad un aumento del recupero dei rifiuti prodotti, senza la necessità di acquistarne di nuovi;
Se vuoi approfondire, leggi anche ⇒ Recupero dei farmaci validi: le donazioni delle aziende
- Conformità normativa: la gestione dei rifiuti sanitari è normata dal D.lgs. 152/2006 e dal DPR 254/2003, che contengono precise disposizioni. L'adempimento delle normative ambientali può evitare multe e sanzioni da parte delle autorità di regolamentazione;
- Aumento della brand reputation: l'adozione di pratiche di riciclo dei rifiuti sanitari può contribuire a migliorare l'immagine aziendale: essere percepiti come un'azienda che si impegna attivamente per il riciclo dei rifiuti sanitari può favorire la fiducia dei clienti e dei consumatori;
- Riduzione dell'impatto ambientale: il riciclo dei rifiuti sanitari può contribuire a ridurre l'impatto ambientale associato alla loro eliminazione: molti di questi rifiuti contengono sostanze chimiche, radioattive o biologiche nocive per l'ambiente se smaltiti in modo improprio. Il riciclo corretto può prevenire l'inquinamento del suolo, delle acque e dell'aria, preservando così la salute dell'uomo e dell’ambiente.
Cosa può fare BEAWaRe per te?
- Forecast dei rifiuti generati nei processi produttivi e analisi predittiva per ridurre la quantità di rifiuti prodotti e gli sprechi;
- Gestione automatizzata della modulistica legata alla gestione dei rifiuti sanitari, come il Registro di carico e scarico e il Formulario dei rifiuti;
- Supporto all'economia circolare trasformando i rifiuti in risorsa attraverso la gestione di sottoprodotti e donazioni, come ad esempio il recupero dei farmaci validi.
Vuoi saperne di più? Prenota con noi una demo, contattaci per ulteriori informazioni e continua a seguirci sul nostro sito beawarecircular.eu
21/06/2023