INVESTIMENTI ESG E FINANZA SOSTENIBILE
Quello della sostenibilità economica è divenuto ormai un obiettivo irrinunciabile e perseguito da un numero sempre crescente di settori produttivi. Un imperativo categorico dettato dalla crescente consapevolezza della necessità di rispondere alle sfide globali dell’umanità con azioni concrete e attuabili nel prossimo futuro.
Scopriamo in cosa consistono gli investimenti ESG e i nuovi standard europei di circolarità e come impattano sulle aziende.
Finanza sostenibile, finanza etica e finanza verde: sono la stessa cosa?
Non farti trarre in inganno, questi termini non sono sovrapponibili: anche se condividono alcuni aspetti, ognuno di essi si concentra su un particolare focus ed è connotato da un approccio ben definito.
- Quello della finanza sostenibile è un termine molto generico, che tende piuttosto ad abbracciare gli altri due, e si concentra sugli investimenti che hanno una portata sia sociale che ambientale che di governance. Al centro, quindi, vengono messi i fattori ESG, affinché il concetto di sviluppo sostenibile sia integrato nell’attività finanziaria in modo tale che la massimizzazione del profitto, che rimane un requisito importante, sia però controbilanciato dalla volontà di determinare un impatto positivo sulle questioni più stringenti dei nostri tempi, motivo per il quale può anche definirsi finanza responsabile.
Per saperne di più, leggi anche ⇒ I criteri ESG: la “bussola” per orientare lo sviluppo e la crescita, in “Criteri ESG e indicatori di performance per la sostenibilità aziendale”
La finanza sostenibile ha, quindi, il compito di dirigere i necessari investimenti finalizzati all’introduzione di tecnologie e metodologie in grado sia di efficientare i processi che di minimizzare gli impatti ambientali. Complice anche una normativa sempre più stringente, le società finanziarie che rispettano i criteri ESG sono ormai il 70% del totale, e il loro numero cresce sempre di più.
- La finanza etica può considerarsi un ramo della prima, rispetto alla quale però si connota di una spiccata propensione al positivo impatto generato, dando maggior risalto alle considerazioni etiche e socio-ambientali più che al profitto. Ma attenzione: le società che abbracciano questo approccio non fanno certo beneficenza, ma tendono a direzionare i propri investimenti verso settori che promuovono il bene comune piuttosto che l’interesse individualistico, e quindi settori animati da valori come la partecipazione, la formazione e la collaborazione, che esaltano l’uguaglianza di genere, il riconoscimento dei diritti umani e la sostenibilità ambientale, rifuggendo ogni forma di speculazione in settori economici ritenuti immorali come ad esempio quello del tabacco, delle armi o del gioco d’azzardo.
- La finanza verde è una sottocategoria della finanza sostenibile ed è focalizzata essenzialmente sugli investimenti su progetti che hanno un impatto positivo sull’ambiente, ad esempio le energie rinnovabili, l’efficienza energetica e tutti quei settori che contribuiscono ad arginare i cambiamenti climatici e ridurre lo sfruttamento delle risorse naturali.
Come riportato dal Quarto rapporto di Fondazione Etica “La finanza etica e sostenibile in Europa”, datato 2021, nel marzo del 2018 è stato pubblicato il “Piano d’Azione sulla Finanza Sostenibile della Commissione Europea”, con il preciso obiettivo di contrastare i cambiamenti climatici e l’effetto serra, e arginare la durissima crisi economica anche grazie al supporto di fondi pubblici e capitali privati a finanziare progetti atti a promuovere una crescita economica sostenibile nel lungo periodo.
Costruire una finanza sostenibile: la Sustainable Finance Disclosure Regulation
Come parte del Piano d’Azione, la Commissione Europea ha definito la Sustainable Finance Disclosure Regulation (SFDR) n. 2019/2088, introdotta di fatto nel marzo 2021.
Il Regolamento intende contribuire ad un modello di sostenibilità economica e di investimento responsabile attraverso norme tecniche che sostengano investitori e venture capital, consulenti finanziari, intermediari e altri operatori del mercato nel prendere decisioni più consapevoli in ambito finanziario, e affinché tutti possano partecipare attivamente alla transizione verso un’economia più sostenibile, con un minore impatto e caratterizzata da un generale consumo e produzione responsabile. Il Regolamento impone di aumentare la trasparenza nella divulgazione delle informazioni relative alla sostenibilità dei prodotti finanziari da parte degli stessi operatori del settore, compreso tutto ciò che interessa gli investimenti ESG e il monitoraggio delle performance.
Di conseguenza, la Commissione europea ha presentato il "Sustainable Finance Package 2023", in cui si inserisce il Regolamento sulla Tassonomia degli Investimenti Sostenibili n.2020/852. Le norme tecniche di regolamentazione (RTS) forniscono modelli, indicatori, metriche e metodologie finalizzate a guidare e standardizzare pratiche e processi sul tema dell’economia circolare, ad esempio framework di misurazione e valutazione della circolarità, procedure per la creazione, il mantenimento e la verifica di una scheda di dati per la circolarità di prodotto, per la rendicontazione e lo scambio di informazioni sugli aspetti di economia circolare dei prodotti, technical report con case study considerati best practice di implementazione di modelli di business circolari.
La Commissione europea ha deciso di sottoporre il quadro normativo ad un’attenta consultazione, al fine di esaminare questioni quali la certezza del diritto, l’effettiva applicabilità e usabilità, e inoltre capire se il regolamento SFDR possa effettivamente contrastare fenomeni come quello del greenwashing.
“Tali proposte mirano a far fronte ad esigenze di trasparenza e chiarezza che gli investitori richiedevano agli ESG ratings provider nel loro processo di valutazione della sostenibilità di un’attività. La mancanza di affidabilità degli ESG ratings, infatti, ha per lungo tempo disincentivato il movimento di capitale verso attività che avrebbero potuto avere un impatto positivo sulla società e l’ambiente”
ha dichiarato Fiorenza Marin, avvocato Dla Piper.
Ne abbiamo parlato anche in ⇒ L’impegno dell’Europa e delle aziende, in “World Cleanup Day: dai una mano all’ambiente!”
Standard europei di circolarità e regolamentazione: come impattano sulle aziende?
Dal 4 all’8 settembre a Milano si è svolta la Euronext Sustainability Week. L’evento, dal titolo “Achieving net zero: the perspective for corporates and investors on the path to a carbon-neutral world”, ha visto confrontarsi i dirigenti di banche e aziende, investitori italiani e internazionali ed esperti di sostenibilità per discutere sugli strumenti a disposizione e sulle strategie da adottare per sostenere la cultura dell’innovazione nell’ambito della finanza sostenibile. Secondo una ricerca sostenuta da Dynamo Academy a cura del Sustainability Lab di SDA Bocconi, il 44% delle aziende campionate redige una propria strategia in chiave di sostenibilità, e le percentuali più elevate si registrano nei settori dei trasporti (69%), dei beni di consumo (59%) e dell’energia (55%).
I nuovi standard europei di circolarità hanno l’obiettivo di guidare le imprese verso una nuova concezione di modello economico grazie alla “misurazione della circolarità, metodi ed indicatori per la misurazione dei processi circolari nelle organizzazioni (progetto UNI1608856) e l’analisi di buone pratiche di economia circolare per la valutazione del loro funzionamento e delle prestazioni e per favorirne la replicabilità (progetto UNI1608977)”.
Se per molto tempo etica e finanza sono state considerate due dimensioni in contraddizione, numerosi e più recenti studi attestano che gli investimenti ESG ottengono rendimenti simili, o addirittura superiori a quelli tradizionali. Tra gli studi condotti a livello internazionale sulla questione, spiccano le analisi di Lacy, Rutqvist e Lamonica, che hanno stimato in oltre quattro trilioni di dollari (al 2030) i vantaggi economici derivanti dall’adozione dell’economia circolare, proponendo cinque modelli di business attraverso i quali perseguire gli obiettivi di sviluppo sostenibile:
- Filiera circolare “fin dall’inizio”
- Recupero e riciclo
- Estensione della vita del prodotto
- Piattaforma di condivisione
- Prodotto come servizio
Secondo gli esperti, per le aziende, rispettare questi standard significherebbe approdare ad un approccio molto diverso da quello adottato finora, ma nel quale sia le prospettive che i vantaggi possono garantire la loro sostenibilità e replicabilità nel lungo periodo. In particolare, si avrebbe la possibilità di ridurre gli sprechi e migliorare sia l’efficienza che la produttività, produrre valore e aumentare i profitti, migliorare l’immagine dell’azienda e fidelizzare ulteriormente clienti e consumatori, sempre più attenti alle questioni ambientali.
Nell’ambito del programma “Next Generation EU” per favorire la ripresa degli Stati Membri dopo la pandemia, il PNRR ha previsto un pacchetto di 132 investimenti e 63 riforme per un totale di 191,5 miliardi di euro, compresi anche finanziamenti a fondo perduto e incentivi alle imprese. Le aree di intervento sono le più varie, dalla cultura e turismo all’innovazione digitale, dalla transizione ecologica alla mobilità sostenibile, dalla valorizzazione del capitale umano e formazione professionale al miglioramento della qualità dei servizi sanitari e del sistema educativo e della ricerca.
Investimenti sostenibili green e nel waste management
Con il Green Deal europeo la Commissione Europea ha portato al centro della discussione l’implementazione di politiche comunitarie per favorire l’economia circolare e contrastare i cambiamenti climatici. Tra gli obiettivi più stringenti, quello di ridurre le emissioni del 55% entro il 2030. La Commissione Europea ha inoltre annunciato un investimento di oltre 116 milioni di euro per finanziare nuovi progetti del Programma LIFE in alcuni paesi come Italia, Spagna e Belgio, tra cui spicca anche la diminuzione del consumo e della produzione dei rifiuti di plastica e la promozione del riciclaggio.
Leggi anche ⇒ 10 consigli per ridurre il consumo di plastica
Secondo gli studi, il settore dei rifiuti ha il potenziale per ridurre del 10-15% le emissioni globali di gas serra. Per questo, uno degli strumenti innovativi di cui oggi si parla maggiormente è quello dei green bond, obbligazioni emesse da governi, istituzioni finanziarie o aziende atte a raccogliere fondi per finanziare progetti e iniziative in campo ambientale, tra cui la gestione dei rifiuti. Gli emittenti di green Bond sono tenuti a monitorare e rendicontare in modo trasparente come i fondi vengono effettivamente utilizzati per finanziare progetti sostenibili. Climate Bonds Initiative è un’organizzazione internazionale che si impegna a mobilitare capitale globale per concretizzare l’azione sul clima e rendere più green la gestione dei rifiuti, le cui esigenze di finanziamento sono stimate in centinaia di miliardi di dollari.
Se vuoi approfondire, leggi ⇒ Waste Management Criteria
Al 2022, il settore aveva già 300 miliardi di dollari di progetti attivi, e di questi, 85 miliardi riguardavano i rifiuti solidi urbani. Considerando una previsione dei rifiuti globali mediamente prodotti in futuro, tra il 2016 e il 2050 l'investimento complessivo richiesto sarà compreso tra 2,1 e 7,8 trilioni di dollari. Questi sono da destinare al miglioramento delle impiantistiche per il trattamento e la gestione dei rifiuti, per migliorare anche i trasporti e ridurre i costi di smaltimento, per favorire uno snellimento della burocrazia in chiave di digitalizzazione di processi, procedure e modulistica, incrementando le competenze professionali di chi opera con le norme tecnico-giuridiche di stampo ambientale.
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21/09/2023