I MATERIALI FERROSI NELL’ECONOMIA CIRCOLARE
La decarbonizzazione dell’industria siderurgica italiana ha oggi un nuovo alleato: il recupero dei rottami ferrosi, che contribuirebbe a ridurre l’impatto ambientale e la dipendenza dall’uso delle materie prime.
I metal traders sono l’anello di congiunzione tra produttori iniziali e impianti di trattamento e possono essere un valido sostegno nell’economia circolare dei materiali ferrosi.
Materiali ferrosi: come impattano sull’ambiente
La produzione del ferro risale a tempi antichissimi e ha svolto un ruolo fondamentale nello sviluppo tecnologico delle civiltà umane, attraversando le varie epoche storiche, fino ad arrivare alla moderna rivoluzione industriale dove il ferro è stato il protagonista indiscusso di una crescita esponenziale senza precedenti. Caratteristiche come la durezza e la resistenza chimica e fisica, combinate con un costo relativamente accessibile e una straordinaria versatilità, hanno reso il ferro, e altre leghe metalliche come l’acciaio, la ghisa e il ferro battuto, materiali ideali in ogni campo produttivo, dai trasporti navali e ferroviari, alle costruzioni edili e alla realizzazione degli utensili più vari, così come elettrodomestici e veicoli.
Questa innovazione tecnologica ha portato però ad un significativo impatto ambientale dovuto al forte inquinamento associato ad ogni fase del ciclo di vita dei materiali ferrosi. A cominciare dall’estrazione dalle risorse naturali (attraverso cave a cielo aperto o miniere sotterranee) alla fase di lavorazione e produzione, quando il ferro viene separato dalla roccia circostante e convertito in prodotto utilizzabile, sia allo stato grezzo che poi ulteriormente raffinato per ottenere, ad esempio, acciaio di alta qualità. I materiali vengono, quindi, continuamente sottoposti a processi e trattamenti chimici o fisici per arrivare ad ottenerli nella forma e nelle dimensioni richieste per essere utilizzati nei vari settori produttivi e assemblati ad altri materiali per ottenere prodotti più complessi come automobili e apparecchiature industriali.
L’industria siderurgica è responsabile di circa il 4% di tutte le emissioni in Europa e di circa il 9% di quelle globali, risultando una delle industrie più inquinanti. Occorre, infatti, un’elevata mole di carbone per generare il calore necessario a fondere i minerali, circa 500 kg per una tonnellata di ferro, generando più di 1,5 tonnellate di CO2, valore che va moltiplicato per la produzione globale, ottenendo quindi più di 2 miliardi di tonnellate di CO2. In Italia solo nel 2019 l'industria siderurgica ha prodotto 14Mt CO2eq di emissioni dirette. Appare evidente, quindi, l’estrema necessità di rendere questo settore più sostenibile, cominciando dal recupero dei rottami ferrosi. In Europa l’Italia è prima in classifica per tasso di utilizzo dei metalli riciclati, soprattutto l’alluminio, con 52.900 tonnellate riciclate e quasi 400.000 tonnellate di CO2 evitate. L’obiettivo dell’Unione Europea è arrivare a tagliare le emissioni del 55% entro il 2030.
Recupero dei rottami: il quadro normativo del processo End of waste
Per End of waste, in italiano Cessazione della qualifica di rifiuto, si intende il processo tramite cui un rifiuto, attraverso delle procedure di recupero, cessa di essere tale ed acquisisce lo status di prodotto e può essere quindi reinserito nel processo economico. I riferimenti normativi sono la direttiva CE n.98/2008 in materia di rifiuti e in Italia il D.lgs. n.152/2006 (art.184-ter).
In entrambi i casi, per sussistere l’end of waste, devono verificarsi alcune precondizioni generali:
- La sostanza e/o l’oggetto vengono comunemente utilizzati per scopi specifici;
- Esiste una domanda di mercato per tale sostanza o oggetto;
- La sostanza o l’oggetto rispetta sia i requisiti tecnici di utilizzabilità che quelli normativi applicati agli standard dei prodotti;
- L’utilizzo di tale sostanza o oggetto non arreca danno all’ambiente o alla salute umana.
Tali standard sono adottati in Italia secondo il diritto comunitario e, in assenza di normative europee, ogni tipologia di rifiuto è disciplinata caso per caso attraverso decreti del Ministero dell’Ambiente e demandando all’ISPRA i compiti legati all’autorizzazione e alla supervisione, al fine di verificare preventivamente l’utilizzabilità di determinati rifiuti in uno specifico processo di trattamento per la produzione di End of waste.
Se vuoi approfondire, leggi anche ⇒ Linee guida ISPRA per l’applicazione della disciplina End of waste
Infatti, i rottami in ferro e acciaio, per essere recuperati, devono essere sottoposti a delle specifiche procedure di isolamento delle componenti metalliche e cessano di essere rifiuti quando i materiali si dimostrano conformi ai seguenti criteri:
- La quantità di materiali estranei (metalli non ferrosi, sostanze chimico-organiche non metalliche o residui dei precedenti processi produttivi a cui il rottame è stato sottoposto) deve essere inferiore al 2% del peso totale del manufatto;
- Non è presente ossido di ferro (ruggine) in eccesso, tranne le consuete quantità dovute alle normali condizioni atmosferiche;
- Non presentano ad occhio nudo oli, emulsioni, lubrificanti o grassi in quantità tali da determinare uno sgocciolamento;
- Non sono radioattivi;
- Non contengono alcun contenitore che, sotto pressione o in una fornace, possa esplodere perché malfermo;
- Vengono esclusi ipso facto tutti i rifiuti pericolosi.
Gli impianti di trattamento dei materiali ferrosi che ricevono l’autorizzazione End of waste, possono trattare il rifiuto e quindi trasformarlo in nuova materia riciclata e riutilizzabile. I materiali ferrosi possono essere raccolti singolarmente o mescolati con altri materiali presso i depositi di rottami, oppure venduti agli impianti di trattamento o inviati direttamente alle acciaierie.
Il governo intende adottare misure per sostenere in modo strategico e salvaguardare l'industria siderurgica italiana dalle turbolenze del mercato internazionale del rottame, disincentivando l’esportazione extra UE, nonostante alle aziende di riciclo la misura sia parsa iniqua fin dall'inizio, traducendosi di fatto in un divieto di esportazione e rendendo più complicata la pianificazione con partner stranieri.
Leggi anche ⇒ La gestione dei depositi temporanei
Metal traders: chi sono e perché possono essere cruciali nell’economia circolare dei materiali ferrosi
Quelle dei metal traders sono imprese o ditte individuali che si occupano di recupero di rottami ferrosi dai produttori iniziali, e quindi vendita e commercio di rottami metallici, debitamente iscritti all’Albo Gestori delle imprese che effettuano attività di raccolta e trasporto di rifiuti non pericolosi, metalli ferrosi e non ferrosi. Contestualmente all’operazione di raccolta i metal traders preparano il FIR, compilano il relativo Registro di Carico e Scarico e stilano il MUD per determinati tipi di rifiuti. Un aspetto chiave della loro attività è la ricerca e l'analisi: devono condurre ricerche approfondite sulle tendenze del mercato, i fattori economici e geopolitici, le condizioni di offerta e domanda e tenere in considerazione altre variabili che influenzano i prezzi dei metalli.
Inoltre, effettuano anche operazioni di controllo: dopo che i camion vengono radunati nel punto di raccolta prescelto, sono incaricati di ispezionare i contenitori per verificare che non siano presenti materiali diversi da ferro e metallo (ad esempio plastica o vetro). Quindi, i camion vengono condotti nelle discariche e il carico viene di nuovo ispezionato scrupolosamente e pesato. Soltanto dopo aver scaricato i materiali, questi vengono trasformati e trasportati in acciaieria: il ferro, ad esempio, viene rivenduto come MPS (materia prima seconda) o come rifiuto destinato a recupero (codice R4).
Il complessivo sistema che collega produttori, commercianti e intermediari, impianti intermedi e infine le acciaierie sta assumendo una rilevanza sempre maggiore, dato il grave squilibrio tra la domanda e l’offerta e considerando ormai la materia prima secondaria come una realtà strategica, in particolare se si tratta di End of waste, considerati dall’Unione Europea come una leva importante per promuovere una “società del riciclo”, e appositamente disciplinati per contrastare il traffico e il commercio illecito di rottami metallici.
Il riciclo dei rottami metallici: una scelta strategica per l’economia e per l’ambiente
La decarbonizzazione dell’industria siderurgica è sicuramente una delle maggiori sfide dei nostri giorni, ma è necessario che questo settore si faccia assolutamente eco-sostenibile, per provare a controbilanciare la futura carenza delle materie prime e il forte impatto ambientale causato dallo sfruttamento senza soluzione di continuità di carbone. Riutilizzare metalli riciclati contribuisce a contrastare l’inquinamento ambientale, grazie alla riduzione dello sfruttamento delle materie prime, e richiede un dispendio minore di energia rispetto a quella necessaria per estrarre e lavorare materiali ex novo. L’80% della siderurgia italiana è già decarbonizzata e focalizzata sulla produzione di acciaio a forno elettrico e sul recupero dei rottami ferrosi, in particolare l’alluminio: nel 2022 il nostro Paese ha avviato al riciclo il 73,6% degli imballaggi in alluminio immessi sul mercato (più di 60.000 tonnellate), evitando così 423.000 tonnellate di CO2.
Il recupero e riciclo dei rottami ferrosi contribuiscono ad evitare che tonnellate di rifiuti ferrosi finiscano nelle discariche, fortemente impattanti sull’ambiente e sulla salute dell’uomo, anche per la possibile presenza di sostanze chimiche o radioattive nocive per l’ambiente, se smaltite in modo improprio. L’adozione di pratiche sostenibili improntate all’economia circolare, oltre a consentire di estendere il ciclo di vita dei rifiuti, trasformandoli in nuova risorsa ancora utilizzabile, porta ad un notevole risparmio di energia e ad una riduzione della produzione di rifiuti, e quindi di emissioni di gas serra, principali responsabili dell’inquinamento.
Riciclare metalli comporta numerosi vantaggi anche dal punto di vista produttivo: i produttori possono realizzare i prodotti ad un costo inferiore rispetto all’utilizzo di nuovi materiali e riutilizzarli in settori anche diversi da quello di partenza, consentendo di allocare le risorse aziendali in modo più strategico, come per l’ampliamento del numero dei lavoratori e per l’ammodernamento delle infrastrutture impiantistiche, fortemente carenti in Italia, motivo per cui il nostro Paese è costretto ad esportare gran parte di ciò che riesce a riciclare. Un ulteriore vantaggio è che spesso i metalli riciclati sono di qualità più alta rispetto a quelli di nuova estrazione, cosa che conferisce una maggiore durata e resistenza al prodotto finito, e quindi una maggiore soddisfazione dei clienti.
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27/07/2023