DIRETTIVA CSRD: COME IMPATTERA' SULLE AZIENDE?
La nuova Direttiva CSRD amplierà il ventaglio delle aziende coinvolte negli obblighi di rendicontazione sulla sostenibilità aziendale, promuovendo la trasparenza nella comunicazione e l’adozione di standard ESRS condivisi e interoperabili.
Vediamo nel dettaglio come influenzeranno le aziende, in particolare quelle coinvolte nella produzione dei rifiuti, quelle maggiormente interessate a comunicare e certificare l’adozione di pratiche atte a promuovere la sostenibilità ambientale sociale ed economica.
Corporate Sustainability Reporting Directive: un contesto normativo in evoluzione
Negli ultimi anni nell’ambito del Green Deal europeo, l’Unione Europea ha avanzato una serie di riforme per sostenere le aziende nell’orientare il proprio modello di business alla sostenibilità ambientale, sociale ed economica, affinché siano più consapevoli del proprio impatto sul Pianeta e abbiano l’obbligo di rendicontare in modo efficace e trasparente sia i rischi sociali e ambientali che l’impatto delle proprie attività sulle persone e sull’ambiente. Nel dicembre 2022 nella Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea è stata pubblicata la Direttiva 2022/2464 denominata “Corporate Sustainability Reporting Directive” (CSRD). Entrata in vigore il 5 gennaio 2023, è chiamata a superare le diverse problematiche riscontrate nella precedente direttiva incentrata sulla dichiarazione di informazioni non finanziarie (NFRD), grazie all’introduzione di nuovi e più dettagliati obblighi di trasparenza sulla sostenibilità (da applicarsi entro 18 mesi a partire dalla pubblicazione) e a standard e criteri condivisi in linea con gli obiettivi climatici del Green Deal europeo.
Se vuoi saperne di più, leggi anche⇒ Criteri ESG e indicatori di performance per la sostenibilità aziendale
La Direttiva CSRD amplierà notevolmente il ventaglio delle aziende che avranno l’obbligo di rendicontazione delle performance ESG. Si inizierà con le grandi imprese di interesse pubblico con oltre 500 dipendenti (che erano già soggette alla NFRD) che dovranno pubblicare i dati nel 2025 in riferimento all’anno finanziario 2024; poi nel 2026 toccherà alle grandi aziende non quotate con almeno 250 dipendenti e almeno 40 mln di euro di fatturato e infine nel 2027 toccherà alle PMI, altre imprese quotate (non le microimprese) e società extra-UE che hanno almeno una impresa nell’UE e generano un fatturato netto di 150 mln di euro all’interno dell’Unione Europea.
Nel novembre 2022 per migliorare la comparabilità delle disclosure, all’interno della CSRD prendono forma gli European Sustainability Reporting Standard (ESRS), proposti e sviluppati dall’European Financial Reporting Advisory Group (EFRAG) per essere adottati da tutte le imprese soggette alla normativa. Questi standard sono stati concepiti per essere altamente interoperabili con i principali standard globali di rendicontazione (TCFD, GRI e gli SDGs delle Nazioni Unite, PRI ecc..). Il 31 luglio 2023 è stato adottato un primo set di 12 standard ESRS suddivisi per ogni topic della sostenibilità ambientale, sociale ed economica: 5 environment (cambiamento climatico, inquinamento, risorse idriche e marine, biodiversità ed ecosistemi, risorse ed economia circolare), 4 social (forza lavoro propria, lavoratori della catena del valore, comunità interessate e clienti e utenti finali), 1 governance (condotta aziendale) e 2 trasversali che tutte le imprese saranno tenute a rispettare a prescindere dal settore in cui operano. Ma per quanto riguarda il secondo step, l’adozione di standard ESRS specifici per settore, ci sarà da attendere: la Commissione europea ne ha previsto il rinvio di due anni, per consentire alle imprese di concentrarsi sull'implementazione del primo set e affinché l’EFRAG, in qualità di consulente tecnico incaricato del reporting, possa sviluppare ESRS settoriali più efficienti. Ma, dal momento che ogni programma è sempre oggetto di consultazioni e di rimaneggiamenti, non è escluso che entro l’autunno la Commissione europea possa avanzare proposte per semplificare ulteriormente gli obblighi di reporting.
Integrare la sostenibilità nel modello di business: novità sui fattori chiave degli ESRS
La finalità della Direttiva CSRD è quella di stabilire regole e indicatori di performance aziendali sulla base dei quali le imprese orientano il proprio sviluppo finanziario alla luce degli obiettivi legati al clima (decarbonizzazione, la conservazione degli ecosistemi, riduzione dei rifiuti, economia circolare, ecc.), promuovono la ricerca di investimenti e fondi sostenibili, anch’essi soggetti a norme tecniche di regolamentazione (RTS), e redigono il bilancio di sostenibilità.
Alcuni fattori chiave della Direttiva CSRD contribuiscono ad implementare l’efficacia delle disposizioni, consentendo un percorso ottimizzato per le aziende che vogliono rendicontare la propria sostenibilità, dove siano misurabili diversi aspetti, come la strategia da adottare, l’impatto generato da tutte le attività, i rischi e le opportunità, le prospettive e gli obiettivi e i risultati, anch’essi sempre quantificabili. Tra le novità della Direttiva CSRD troviamo il concetto di doppia materialità, secondo il quale tutti questi fattori che ruotano attorno alle questioni ESG devono essere trattati sia dal punto di vista finanziario che sociale e ambientale. Ad esempio, le emissioni costituiscono un impatto negativo che l’azienda genera sull’ambiente e sulla società, e, nello stesso tempo e di conseguenza, possono rappresentare una criticità dal punto di vista finanziario, capace di ostacolarne vari aspetti legati alla sostenibilità aziendale.
Integrare la sostenibilità nel proprio modello di business significa considerarla come un obiettivo da perseguire, un vantaggio competitivo in grado di orientare lo sviluppo responsabile di tutti gli aspetti del core business dell’azienda, inclusi gli investimenti e i fondi sostenibili. Oggi gli stakeholder coinvolti e gli investitori sono sempre più interessati agli aspetti ESG e consapevoli dell’impatto delle aziende sulle persone e sull’ambiente nella prospettiva futura, ma vogliono conoscere anche le implicazioni finanziarie che ne derivano ed essere informati sui rischi e le opportunità connesse e presenti in ogni fase della catena del valore. Ma senza una forte strategia di sostenibilità ambientale, sociale ed economica questo non è possibile. Soltanto un’efficace rendicontazione sulla sostenibilità può contribuire ad aumentare il rating e quindi attirare gli investimenti verso attività rispettose dell'ambiente e garantire una crescita responsabile dell’azienda, in linea con i requisiti normativi richiesti. E questo comporta delle vere e proprie rivoluzioni già a partire dal modello di business adottato.
ESRS E5, risorse ed economia circolare: un piano strategico di sostenibilità ambientale per valorizzare i rifiuti
Nell’ambito del primo set di standard di rendicontazione sulla sostenibilità, il principio ESRS E5 riguarda l’uso delle risorse e l’economia circolare, strettamente connessi al problema dei rifiuti. L’obbligatorietà della tracciabilità dei rifiuti è uno dei requisiti imposti dall’UE per garantire che i rifiuti siano gestiti in modo responsabile e sulla base dei principi della sostenibilità ambientale, sociale ed economica. E ciò è possibile attraverso obiettivi e standard da rispettare per migliorare la gestione, stimolare la ricerca e l’innovazione e limitare l’inquinamento e il conferimento in discarica, caldeggiando l’adozione di un sistema in cui i rifiuti non siano più considerati un onere, ma un’inedita opportunità sia per implementare la circolarità dei prodotti che per aumentare i ricavi e diminuire i costi aziendali attraverso pratiche responsabili. Per le aziende che producono una grande mole di rifiuti tutto ciò significa adottare modelli di economia circolare e di ecodesign finalizzati a minimizzare l’impatto in ogni fase di vita di un prodotto e garantire che i rifiuti siano valorizzati e trasformati in risorse, allungandone così ulteriormente il fine vita.
Il piano strategico di sostenibilità ambientale mira a inglobare con un approccio olistico, la rendicontazione non finanziaria di sostenibilità, la tracciabilità e la gestione sostenibile dei rifiuti, nel rispetto degli standard e degli obiettivi del Green Deal europeo legati ai rifiuti, come la riduzione degli sprechi e della produzione dei rifiuti, l’abbattimento delle emissioni e il riutilizzo e il riciclo di materiale. Ciò avviene già in molti settori come quello dell’edilizia o in quelli che producono RAEE, dove il reimpiego dei rifiuti come sottoprodotti ed End of Waste contribuisce all'efficienza e alla sostenibilità delle imprese ma può anche migliorare la loro brand reputation e attrarre investimenti e fondi sostenibili, rendendo così ancora più semplice e trasparente la comunicazione a tutti gli stakeholder coinvolti del proprio impegno nell’adozione di pratiche sostenibili.
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Come?
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09/11/2023