ECODESIGN ED ECONOMIA CIRCOLARE: NOVITA' E VANTAGGI
L’ecodesign, lo sviluppo tecnologico e il riciclo hanno il potenziale per giocare un ruolo fondamentale nel rovesciare tradizionali sistemi produttivi e logiche di consumo di beni e servizi, cedendo il passo a modelli caratterizzati da tracciabilità, trasparenza e circolarità di tutta la filiera, basso impatto ambientale e crescita dell’economia circolare.
Cos’è l’ecodesign: definizione e riferimenti normativi
La direttiva quadro sui rifiuti CE 98/2008 definisce l’ecodesign come “l’integrazione sistematica degli aspetti ambientali nella progettazione del prodotto al fine di migliorarne le prestazioni ambientali nel corso dell’intero ciclo di vita”, un modello economico finalizzato a minimizzare l’impatto ambientale di tutte le fasi del ciclo di vita di un prodotto. Come sistema, valuta numerosi aspetti come l’approvvigionamento e il consumo di risorse e di materie prime il più possibile riutilizzabili, prevede un ridotto consumo energetico e basse emissioni e una minima produzione di rifiuti, unendo efficienza operativa e attenzione alla sostenibilità. Quello dell’ecodesign si sta affermando come un modello di economia circolare da cui sarà sempre più difficile prescindere in futuro, in grado di determinare un vero e proprio re-thinking rispetto alla consumistica economia tradizionale o lineare, arrivata ormai al capolinea e destinata a cedere il passo ad un modello caratterizzato da un approccio più responsabile.
La normativa di riferimento è ad oggi la direttiva quadro CE 125/2009, nata per elaborare specifiche per la progettazione ecocompatibile di prodotti. Pur trovando finora applicazione limitatamente a 31 gruppi di prodotti connessi all’energia, questa ha già consentito di risparmiare circa 120 miliardi di euro e un taglio del 10% dei consumi energetici annui. Ma tutto ciò non è sufficiente a superare le logiche iper-consumistiche dell’attuale modello economico-produttivo, mancando ancora sia una condizione di parità che la dovuta chiarezza, in una materia ben lontana dalla definizione, anzi estremamente frammentata. Perciò il 30 marzo 2022 la Commissione europea ha presentato la proposta di regolamento (ESPR- Ecodesign for Sustainable Products Regulation) che stabilisce il quadro per l'elaborazione delle specifiche di progettazione ecocompatibile dei prodotti sostenibili che andrà ad abrogare la direttiva CE 125/2009. L’UE mira a stabilire standard minimi da rispettare affinché i prodotti presenti sul mercato siano più durevoli, affidabili, riciclabili, riutilizzabili, sicuri e composti da materiali ecocompatibili.
PPWR (Packaging and Packaging Waste Regulation): nuove normative sul packaging
Quello del packaging è un elemento strettamente connesso all’ecodesign sostenibile poiché, se anch’esso non è sostenibile, può avere un impatto significativo sull’ambiente. Il settore del packaging sta attraversando una crescita senza precedenti: secondo una ricerca di Bain & Company potrebbe raggiungere un valore globale di 1200 miliardi di dollari nei prossimi tre anni, nei quali il tasso di crescita più atteso spetta al segmento della carta rigida, che supererà quello della plastica entro il 2026. Ma aumentando la produzione, secondo le stime, anche i rifiuti da imballaggi sono destinati a crescere, soprattutto bottiglie (25 milioni di tonnellate) e sacchetti e contenitori per alimenti (16 milioni di tonnellate).
Se vuoi saperne di più, leggi ⇒ Packaging e imballaggi monouso i principali responsabili, in “Produzione e lavorazione delle materie plastiche nelle aziende farmaceutiche”
Nel novembre 2022 la Commissione europea ha presentato una bozza per un “Regolamento imballaggi e rifiuti di imballaggi” (PPWR) finalizzato a raggiungere, tra gli altri, 3 obiettivi importanti: prevenire la produzione di rifiuti da imballaggio, promuovere l’economia circolare e il riutilizzo e rendere riciclabili tutti gli imballaggi entro il 2030, prevedendo non soltanto una sostanziale riduzione delle emissioni (da 66 milioni di tonnellate a 43 milioni di tonnellate), del consumo idrico ed energetico, ma anche un aumento di più di 600.000 posti di lavoro nel settore del riutilizzo, oltre ad un generale contenimento dei costi aziendali. È attualmente al vaglio delle varie commissioni del Parlamento europeo e del Consiglio dei ministri e oggetto di dibattiti e di repliche da parte dei settori produttivi, in primis quello agroalimentare, il cui sistema di packaging è considerato tra i più impattanti a livello ambientale. Dall'entrata in vigore del regolamento (stimata per il 2025), saranno vietati imballaggi monouso per frutta e verdura fresca (reti, sacchetti, vassoi, contenitori), punto sul quale gli esperti del settore esprimono le proprie preoccupazioni circa le conseguenze di tali specifiche disposizioni sull’industria e sui consumatori. La maggiore sfida è continuare a soddisfare gli standard sanitari di prevenzione contro la contaminazione microbiologica e garantire qualità e freschezza, evitare il deterioramento e il conseguente spreco alimentare, ma certamente perseguire obiettivi di sostenibilità ambientale, sociale ed economica posti dal Green Deal Europeo e dall’Agenda 2030 dell’ONU.
Se vuoi approfondire, leggi anche ⇒ Criteri ESG e indicatori di performance per la sostenibilità aziendale
Ecodesign, LCA e Criteri ambientali minimi: certificazioni e vantaggi
L'ecodesign, l'analisi del ciclo di vita (LCA) e i criteri ambientali minimi (CAM) sono strettamente connessi per promuovere la sostenibilità nei prodotti e nei processi e favorire pratiche legate all’economia circolare. La scelta ricade sui materiali ecocompatibili che determinano un minimo impatto sull’ambiente e sulla salute umana e che rispettano i criteri ambientali minimi definiti da enti governativi o organizzazioni affinché i prodotti possano essere considerati sostenibili. Ormai presenti in molti ambiti sempre più attenti alla sostenibilità dei prodotti, come l’edilizia, la moda e l’interior design, i materiali ecocompatibili rispondono a determinati requisiti per quanto riguarda il consumo di energia, l’impiego di sostanze tossiche pericolose e prevedono fin dalla fase di progettazione un loro reimpiego come sottoprodotti ed End of Waste, al fine di minimizzare sia gli sprechi che il ricorso a nuove materie prime.
Se vuoi saperne di più, ⇒ Il sottoprodotto nell’economia circolare
Alla base dell’ecodesign troviamo le tecniche di LCA (Life Cycle Assessment), un potente strumento di valutazione che aiuta a stimare gli impatti ambientali di beni e servizi in ogni fase del ciclo di vita di un prodotto: acquisizione delle materie prime, progettazione, sviluppo, consumo e fine vita con smaltimento finale o riciclo, dove vengono analizzati e quantificati sia i flussi in entrata (materie prime ed energia) che quelli in uscita (prodotti, sottoprodotti, rifiuti, scarichi ed emissioni). Fondamentali gli standard e indicatori, come le norme internazionali ISO 14040, 14001 e 14044, Ecolabel ed EPD (Dichiarazione Ambientale di Prodotto) finalizzate a prevenire l’inquinamento, ridurre la produzione di rifiuti e dei consumi di energia e materiali, fornire informazioni circa l’impatto ambientale dei prodotti attraverso un’etichettatura volontaria e l’attestazione della qualità del prodotto, incluse le conseguenze sulla salute dei consumatori e i principi etici e sociali alla base del processo di produzione. Il grande vantaggio è quello di riuscire a identificare aree critiche in cui apportare miglioramenti, valutare l'efficacia delle decisioni progettuali e scegliere soluzioni più vantaggiose per attuare una politica votata ad una maggiore sostenibilità. Nonostante l’LCA sia ancora al vaglio di studi e critiche al fine di superare incertezze e complessità, si intende approdare ad una semplificazione nel reperimento dei dati necessari e dei vari aspetti metodologici, così come riportato da ISPRA.
Ecoprogettazione e gestione dei rifiuti
La creazione di nuove catene di approvvigionamento dei materiali consente di massimizzare il recupero e il ricorso ai sottoprodotti ed end of waste (cessazione di qualifica di rifiuto), che oltre ad avere benefici sul piano energetico ed ambientale, permettono di prevenire la produzione dei rifiuti, aumentare la circolarità dei prodotti e ridurre le emissioni dovute al conferimento in discarica. La responsabilità estesa del produttore (EPR) attuata dal D.lgs. 116/2020, è intesa come “una serie di misure adottate dagli Stati membri volte ad assicurare che ai produttori di prodotti spetti la responsabilità finanziaria o organizzativa della gestione della fase del ciclo di vita in cui il prodotto diventa un rifiuto”, un principio per il quale chi produce, importa o immette un bene o un prodotto, si assume la responsabilità del corretto fine vita del prodotto nel momento in cui esso diventi un rifiuto, compreso il caso degli imballaggi, dove però il principio EPR è oggetto di applicazioni non univoche nei paesi dell’Unione Europea (alcuni prevedono un sistema unico di gestione, pubblico o privato, altri fanno riferimento ad una pluralità di sistemi). Pur cambiando le modalità, le finalità sono le stesse: diminuire la produzione di rifiuti e promuoverne una gestione sostenibile, ridurre l’impatto ambientale, incentivare forme di ecoprogettazione e condividere oneri finanziari e gestionali del fine vita.
La digitalizzazione, la tracciabilità e gli investimenti sostenibili
L’ecodesign risulta, in sostanza, promotore della sfida epocale di un completo rovesciamento dei tradizionali modelli produttivi e logiche di consumo, ma per rendere concreta una tale “rivoluzione” è necessario che questa sia sostenuta a tutti i livelli da una robusta e capillare digitalizzazione e innovazione tecnologica, per garantire tracciabilità, trasparenza e circolarità durante tutta la filiera, superare l’eccessiva frammentazione dovuta al gap impiantistico delle infrastrutture e rispondere alle nuove sfide legate agli obiettivi sostenibili. In questo senso, il RENTRi, nuovo sistema per la tracciabilità dei rifiuti in vigore da giugno, prevede la digitalizzazione di tutti i documenti (finora cartacei) relativi alla movimentazione e trasporto dei rifiuti (FIR, Registro di carico e scarico, MUD). La tracciabilità, oltre ad essere un requisito normativo comunitario, contribuirà a sostenere lo sviluppo di un mercato secondario delle materie prime, contrastando forme di gestione illecita dei rifiuti e consentendo ai consumatori di essere informati sull’impatto ambientale delle proprie scelte. In questo quadro generale gli investimenti sostenibili e i green bond si rivelano fondamentali per finanziare ricerche, iniziative e tecnologie necessarie a raggiungere obiettivi sostenibili in linea con gli standard europei di circolarità in tutti quei settori interessati ad una gestione sostenibile delle risorse e a limitare e quantificare l’impatto delle proprie attività.
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12/10/2023