Ripensare il futuro: modelli di economia circolare
L’adozione di nuovi modelli di economia circolare rappresentano un imperativo fondamentale per affrontare le sfide globali legate allo spreco di risorse, all’inquinamento e alla sostenibilità ambientale, sociale ed economica e ridurre il forte impatto delle attività economico-produttive sull’ambiente e sulla salute umana.
È necessario un cambiamento di mentalità dove la massimizzazione del profitto corra di pari passo ad una maggiore consapevolezza delle azioni e un impegno orientato alla sostenibilità.
Definizione e sviluppo dell’economia circolare
L’economia circolare è un modello economico che mira a minimizzare lo spreco di risorse, ridurre l’inquinamento e promuovere la sostenibilità ambientale, sociale ed economica. Si pone come alternativa consapevole all’economia lineare dove vige il tradizionale modello “prendi, produci, usa e getta”, dove le risorse vengono estratte, trasformate in prodotti, utilizzate e infine smaltite, causando però un notevole impatto dal punto di vista dell’inquinamento ambientale e dei rischi per la salute dell’uomo, e determinando un notevole sfruttamento di energia, risorse e materie prime non rinnovabili. A causa della crisi energetica e dell’aumento dei costi e della crescita demografica, questo modello non è più sostenibile a lungo termine, rendendosi ormai imprescindibile l’avvento di una nuova prospettiva circolare, meno consumistica e più responsabile, fondata sul riutilizzo, il riuso e il riciclo, e dove la prevenzione dello spreco e la riduzione della produzione dei rifiuti siano le priorità assolute.
È difficile stabilire il momento esatto in cui è nato il concetto di economia circolare, ma è presumibile pensare che le prime forme di riflessione circa l’impatto delle azioni economiche e produttive sull’intero ecosistema sia iniziato a partire dagli anni Sessanta e Settanta del Novecento, quando alcuni economisti come Kenneth Boulding e Fritz Schumacher proposero dei modelli di economia aperta basata sull’uso di risorse pressocché illimitate, essendo rinnovabili, e identificando l’esaurimento delle riserve di materie prime e dei combustibili fossili e l’inquinamento come i principali fattori negativi, aggravati da comportamenti sociali poco responsabili.
A partire dagli anni Duemila, si sono sviluppate diverse forme di economia circolare grazie anche ad una serie di fattori determinanti, come il progresso e l’innovazione tecnologica, un approfondimento normativo comunitario sempre più rigoroso, incentivi fiscali e finanziari (ESG investing) per promuovere la circolarità e una più generale sensibilizzazione sulle cause dell’impatto ambientale e una più profonda consapevolezza sulle sfide ma anche sulle grandi opportunità dell’economia circolare, come strumento per generare nuovo valore. Secondo la Ellen MacArthur Foundation, organizzazione internazionale e punto di riferimento nell’accelerare la transizione all’economia circolare collaborando con imprese e istituzioni
«Circular economy è un termine generico per definire un’economia pensata per potersi rigenerare da sola. In un’economia circolare i flussi di materiali sono di due tipi: quelli biologici, in grado di essere reintegrati nella biosfera, e quelli tecnici, destinati ad essere rivalorizzati senza entrare nella biosfera».
Nuovi modelli di business
Nel contesto attuale è necessario un cambiamento radicale di approccio e di mentalità, ancora prima che produttivo-economico, attraverso l’adozione di nuovi modelli di business che abbiano la capacità di ridurre l’impatto ambientale e generare valore e che si adattino alle nuove richieste di mercato, dove si persegua sia un’implementazione dell’attività produttiva che il raggiungimento degli obiettivi di sostenibilità ambientale, sociale ed economica. Tra gli studi condotti a livello internazionale sulla questione, rilevanti sono le analisi di Lacy, Rutqvist e Lamonica, che hanno proposto cinque modelli di business alternativi ai tradizionali, ognuno caratterizzato da specificità precise per perseguire gli obiettivi di economia circolare:
- Filiera circolare “fin dall’inizio”: creazione di prodotti con un ciclo di vita circolare già integrato nella fase di progettazione. Ciò significa che i prodotti vengono creati in modo che siano facili da smontare, riparare, riciclare o riutilizzare. Gli esempi includono l'uso di materiali riciclati, il design modulare e la riduzione dell'uso di componenti non riciclabili;
Se vuoi saperne di più sull’ecoprogettazione, leggi anche ⇒ Ecodesign ed economia circolare: novità e vantaggi
- Recupero e riciclo: si concentra sulla raccolta, il recupero e il riciclo dei materiali da prodotti giunti a fine vita e scarti produttivi. Le aziende in questo settore possono guadagnare attraverso il riciclo e la rivendita di materiali, la produzione di prodotti riciclati o la gestione dei rifiuti in modo sostenibile. Gli scarti vengono reimpiegati in nuovi processi produttivi all’interno della stessa impresa o in altre realtà produttive, concorrendo quindi a eliminare il concetto di “rifiuto da smaltire”;
Leggi anche ⇒ Il sottoprodotto nell’economia circolare
- Estensione della vita del prodotto: prolungata durata dei prodotti attraverso la manutenzione, la riparazione e l'aggiornamento. Le aziende offrono servizi di riparazione o upgrade e immissione di parti di ricambio, incoraggiando i consumatori a mantenere i propri prodotti piuttosto che sostituirli. Questo può ridurre il consumo complessivo di risorse e rifiuti;
- Piattaforma di condivisione: consente ai consumatori di condividere beni o servizi, riducendo la necessità di acquistare oggetti. Questo modello promuove il riutilizzo e la condivisione di risorse, riducendo la produzione di nuovi beni. Esempi includono piattaforme di car sharing, condivisione di abbigliamento e strumenti di co-lavoro. Sono incluse le piattaforme di circolarità che mettono in contatto tra loro proprietari di beni di consumo con utenti interessati ad utilizzarli, contribuendo alla riduzione dei costi per il consumatore finale;
- Prodotto come servizio: i prodotti vengono offerti come servizi anziché essere venduti. I consumatori pagano per l'uso di un prodotto invece di possederlo. Le aziende rimangono responsabili del mantenimento, della riparazione e dell'aggiornamento dei prodotti. Un esempio comune è il noleggio di apparecchiature elettroniche anziché l'acquisto.
Un consulente ambientale può supportarti nella scelta del modello di business più adatto a te. Contattaci per saperne di più!
Le 5 R dell’economia circolare: RE-THINK, REFUSE, REDUCE, REUSE, RECYCLE
Le 5 R rappresentano una serie di principi guida per promuovere la sostenibilità ambientale, sociale ed economica, ridurre l'impatto ambientale e quindi strategie da attuare per sostenere il sistema dell’economia circolare:
- RE-THINK: Ripensare a cosa significa ecosostenibile, organico o green. Non rappresenta canonicamente una parte del paradigma di circolarità utilizzato dalla direttiva europea, ma ne raccoglie in qualche modo l’essenza e la condizione preliminare. Il primo passo verso una maggiore sostenibilità ambientale, sociale ed economica è ripensare le nostre scelte e modificare i nostri comportamenti. Significa valutare attentamente come utilizziamo le risorse, quali prodotti consumiamo e come possiamo apportare cambiamenti positivi nella nostra vita quotidiana. Il ripensamento ci spinge a considerare il ciclo di vita completo dei prodotti, dai materiali utilizzati alla loro eliminazione, e adottare decisioni più consapevoli.
- REFUSE: Rifiutare plastica usa e getta, cosmetici contenenti tossici, carne, moda low cost e tanto altro. Questo incoraggia le persone a rifiutare prodotti o comportamenti che hanno un impatto negativo sull'ambiente. Possiamo rifiutare l'uso di sacchetti di plastica usa e getta o evitare di acquistare prodotti con eccesso di imballaggi. Rifiutando ciò che non è essenziale, riduciamo la domanda di risorse e la produzione di rifiuti.
Leggi anche ⇒ 10 consigli per ridurre il consumo di plastica
- REDUCE: Riduci gli acquisti e scegli prodotti a lunga durata e solo il necessario. Ridurre significa diminuire il consumo in generale. Questo può includere il consumo di energia, acqua, cibo e altri beni. Riducendo il consumo, o scegliendo beni a lunga durata, contribuiamo a preservare le risorse naturali e a ridurre l'impatto ambientale
- REUSE: Riutilizza i beni come articoli di seconda mano e scegli di far riparare invece che acquistare (un’altra R della circolarità è infatti anche REPAIR). Il riutilizzo è il processo di utilizzare nuovamente oggetti o materiali invece di eliminarli dopo un solo utilizzo e ciò può includere contenitori, abbigliamento, mobili o apparecchi elettronici. È una scelta che contribuisce a ridurre la necessità di produrre nuovi oggetti e contribuisce a estendere il ciclo di vita dei prodotti esistenti.
- RECYCLE: Ricicla tutto ciò che è possibile, ma dovrebbe essere solo l’ultima inevitabile opzione. l riciclo coinvolge la raccolta e il recupero di materiali da rifiuti per creare nuovi prodotti. Questo processo aiuta a conservare le risorse naturali e ridurre l'inquinamento. Il riciclo è un importante passo nella gestione sostenibile dei rifiuti, ma è essenziale combinare il riciclo con le altre "R" per massimizzare l'efficienza e ridurre l'impatto ambientale complessivo. Una grande sfida attuale è il recupero dei rifiuti sanitari, ma anche il recupero dei rottami ferrosi.
Statistiche dell’impatto di alcuni settori
Adottare modelli circolari è ormai un imperativo a cui nessun settore produttivo può sottrarsi, in particolare dal punto di vista della governance, dell’innovazione e della competitività. Tanti sono i settori che, chi più chi meno, sono responsabili di una notevole produzione di rifiuti, emissioni, eccessivo sfruttamento delle materie prime e grande impatto ambientale e ancora non sufficiente adeguamento a norme e misure di contenimento e progettazione ecocompatibile. Il settore delle aziende farmaceutiche risulta tra i più impattanti a livello di uso di plastica ed è responsabile di oltre il 4,4% delle emissioni globali, dato destinato a triplicarsi entro il 2050. È un settore che utilizza molto packaging e imballaggi monouso (su 36 milioni di tonnellate di plastica usate nel mondo ogni anno in tutti i vari settori produttivi, per gli imballaggi nel settore farmaceutico sono destinati circa 100.000 tonnellate, comprendendo blister, fiale, flaconi, siringhe pre-riempite e simili) ed entro il 2028 se ne prevede un aumento di circa il 6%. Perciò le aziende si stanno impegnando a ridurre l’utilizzo della plastica in ogni fase del processo produttivo, ad esempio con packaging sostenibile cartaceo.
Un altro settore fortemente impattante è quello tessile, infestato dalla piaga del fast fashion e degli e-commerce che causano un forte impatto dovuto all’aumento dei trasporti su strada, e dove alla fine l’85% dei capi acquistati online finisce ogni anno in discarica e solo l’1% riciclato. Il settore è caratterizzato da un alto consumo di acqua (79 miliardi di metri cubi solo nel 2015), materie prime ed emissioni di gas serra (121 milioni di tonnellate solo nel 2020), senza contare l’elevatissimo numero di capi realizzati con fibre sintetiche che rilasciano nell’acqua microplastiche dannose per la salute dell’uomo e per l’ambiente. Nel contesto comunitario si stanno avanzando misure di progettazione ecocompatibile e incentivi per aumentare la raccolta differenziata e il riciclaggio dei tessuti anche grazie alla responsabilità estesa del produttore.
Anche il settore dell’edilizia è fortemente impattante: è responsabile di circa il 25% della produzione dei rifiuti in ambito europeo ed è per natura un settore fortemente energivoro, cioè, necessita di una grandissima quantità di energia e materie prime (un dato allarmante, il 50% di tutte le estrazioni di risorse naturali nel mondo) per un altrettanto allarmante impatto sull’ambiente, circa il 23% dell’inquinamento atmosferico e il 40% di quello delle acque potabili. Per questo è un dovere prima ancora che un obiettivo comune, utilizzare materiale riciclato, riutilizzare gli scarti produttivi, gestire in modo consapevole i rifiuti pericolosi e non pericolosi e ridurre il consumo energetico e il ricorso alle materie prime.
I benefici dell’economia circolare
Per le aziende, rispettare i nuovi standard comunitari sull’economia circolare significherebbe adottare un approccio molto diverso da quello adottato finora, ma nel quale sia le prospettive che i benefici garantirebbero la loro sostenibilità e replicabilità a lungo termine. I vantaggi più grandi sarebbero quello di ridurre gli sprechi e migliorare sia l’efficienza che la produttività, generare valore e insieme aumentare i profitti, ma in modo responsabile. Inoltre, contribuirebbe a migliorare l’immagine dell’azienda e rafforzare la fiducia di clienti e consumatori, e di tutti gli stakeholder coinvolti, sempre più sensibili alle questioni ambientali. La transizione verso modelli circolari richiede una governance aziendale con indicatori di performance (KPI) orientati alla sostenibilità e alla circolarità. Ciò significa che le aziende devono essere trasparenti nelle loro pratiche, impegnarsi nella rendicontazione ESG e coinvolgere gli stakeholder nei processi decisionali. Nell'ambito del Green Deal europeo, la Commissione ha proposto anche una serie di iniziative in materia di ESG investing, tra cui piani d’investimento, tassonomia sugli investimenti verdi e norme sulle obbligazioni verdi, per aumentare la consapevolezza della necessità di un intervento immediato con azioni concrete e attuabili nel breve periodo e dare più vigore alla sostenibilità ambientale, sociale ed economica.
Come ti può aiutare BEAWaRe?
Hai un’azienda che produce rifiuti ma non sai come aumentare la tua sostenibilità?
Ci pensiamo noi!
BeTRACK è la soluzione ideale per:
- Supporto all’economia circolare: qualifica i tuoi rifiuti come sottoprodotti, end of waste e donazioni da reinserire nell’economia circolare e mette in comunicazione le aziende affinché lo scarto di una possa diventare la risorsa di un’altra;
- Gestione automatizzata della modulistica inerente alla gestione dei rifiuti: per risparmiare i tempi e tenere in ordine i registri digitalizzati;
- Analisi della produzione: identifica inefficienze produttive per un’analisi predittiva su come ridurre quantità di rifiuti e sprechi;
- Definizione metriche ESG: misura la CO2eq risparmiata e l’efficacia delle strategie adottate.
Avrai il supporto costante di un consulente ambientale che garantisce la massima professionalità e il pieno rispetto della normativa vigente.
Vuoi saperne di più? Prenota con noi una demo, contattaci per ulteriori informazioni e continua a seguirci sul nostro sito beawarecircular.eu
19/10/2023